Si tratta di un procedimento cosmetico rigenerativo mirato a ripristinare la luminosità dei denti, compromessa dalla presenza di cromogeni derivanti da fonti alimentari e batteriche.

I cromogeni alimentari includono sostanze come caffè, tè, vino rosso, salsa di soia, aceto balsamico, mirtilli, barbabietole, e altri.

Quanto ai cromogeni batterici, si riferiscono alle macchie che si formano attorno al colletto dei denti a causa della presenza di batteri actinomiceti (batteri benefici).

È fondamentale notare che lo sbiancamento dentale non deve essere confuso con l’igiene orale, che include la rimozione di placca, tartaro e macchie superficiali. In alcuni casi, per tale scopo, si utilizza un dispositivo denominato “AIR FLOW”, che consiste in un idrogetto di acqua e bicarbonato dottorale.

Lo sbiancamento dentale ha l’obiettivo di rimuovere macchie interne al fine di schiarire la dentina. Il principale principio attivo utilizzato per questo scopo è il perossido di idrogeno o di carbamide, disponibile in diverse concentrazioni. Questo trattamento può essere effettuato professionalmente presso uno studio odontoiatrico o a domicilio, tramite mascherine personalizzate riempite con gel sbiancante, che può variare in concentrazione dal 6% al 10%.